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La Riviera dei Cedri

 

E' il nome che identifica lo splendido territorio della Calabria noto anche come Alto Tirreno Calabrese e comprende, tradizionalmente, anche una parte del territorio montano che si trova immediatamente a ridosso della zona costiera e che fa parte del Parco Nazionale del Pollino, il più grande d’Europa.

Fanno parte della riviera 22 comuni compresi fra Tortora e Paola. Fra questi ci sono un certo numero di centri montani che mediamente distano dalla costa non più di qualche chilometro e quindi facilmente raggiungibili.
La parte montana è costituita da appendici del massiccio del Pollino, una parte del territorio della Riviera dei Cedri è compresa nel Parco, e della Sila.

Un lembo di 30 chilometri di costa frastagliata che fronteggia un limpidissimo mare, le cui bellezze possono essere godute per non meno di sei mesi l'anno, passando dal relax su ampie spiagge attrezzate con tutti i comfort a immersioni mozzafiato lungo fondali ricchissimi di flora e fauna marina.

Basterà spostarsi di pochissimi chilometri dalla costa per assistere ad inaspettati cambiamenti di paesaggio: non più mare e spiagge, ma le alte creste della Montea, i monti selvaggi dell'Orsomarso, i pini loricati, gli impetuosi torrenti.



Il cedro

Nell’Alto Tirreno Cosentino, in quella parte che va da Sangineto a Tortora, soprattutto a Santa Maria del Cedro, viene coltivata la specie più rara, può dirsi anche unica, del cedro, frutto dal quale prende nome anche la "riviera dei Cedri di Calabria".


Tanto unica, più che rara, questa specie di agrume, solo se si pensa che annualmente, i rabbini di molte comunità israelite – è noto infatti l’importanza e il significato che il cedro riveste nella celebrazione delle feste ebraiche – giungono da ogni parte del mondo nella zona dell’alto tirreno cosentino, per raccogliere con le loro mani il frutto, per loro più che sacro.

Perché è proprio in questa zona che il cedro, così come viene coltivato, risponde alle tradizioni della rabbinica. Deve trattarsi di prodotto di pianta non innestata, che il frutto sia al quarto anno di produzione, deve risultare di forma conica e di colore verde, privo di impurità esterne

La tradizione di utilizzare il cedro nella gastronomia è antichissima e risale al tempo dei romani, con Apicio che nel suo De re coquinaria ci racconta alcune ricette aromatizzate al cedro. Ma, questa tradizione appartiene anche alla gastronomia locale e, soprattutto, alla pasticceria. 

Utilizzato come pregevole candito, piuttosto che come aroma per creme o dissentanti bevande, o ancora come gusto per granite, nel tempo è riuscito ad inserirsi in tante, particolari ricette, dai primi ai secondi, sia di carne che di pesce, per le sue particolari proprietà organolettiche, che esaltano i cibi inebriandoli di un profumo insuperabile


 

 

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