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Il Castello di Pizzo


La costruzione del castello di Pizzo risale al 1492. Fu edificato per volontà di Ferdinando I d'Aragona mentre la torre grande (detta torre “Mastra”) è di origine angioina (1380 circa). Costruito come fortezza a difesa costiera contro le incursioni saracene, fu utilizzato anche come carcere. Alcune strutture dei piani superiori, le merlature dei parapetti e le casematte poste a ridosso delle torri, sono andate perdute mentre per il resto la costruzione conserva l'aspetto originario. Un tempo era dotato di ponte levatoio e di camminamenti che portavano fuori città.

Il castello è monumento nazionale per via dell’avvenimento storico che si consumò nel suo stretto vaglio. Nel pomeriggio di venerdì 13 ottobre 1815, Gioacchino Murat, re di Napoli, venne fucilato dopo un processo sommario.

L'imputazione? Colpevole di aver tentato di destabilizzare il regno delle Due Sicilie cercando di far sollevare la popolazione “del Pizzo” contro Ferdinando I, legittimo re di Napoli.

Murat, sbarcato nella Marina di Pizzo l'8 ottobre 1815, venne sopraffatto e rinchiuso nelle tetre celle del castello. Condannato a morte affrontò il plotone d'esecuzione con coraggio. Ricevuti i conforti religiosi, impartiti dal canonico Antonio Tommaso Masdea e scritta una commovente lettera indirizzata alla moglie e ai quattro figli, si presentò al fatale appuntamento chiedendo, come ultimo desiderio, di poter comandare il plotone d'esecuzione. Ai soldati che dovevano sparargli disse: "Amici miei, sapete che sono io a comandare il fuoco; la corte è assai stretta perchè voi tiriate giusto, mirate al petto salvate il viso". Alla parola "Fuoco" tre palle lo forarono ed una, per uno scherzo del destino, gli spappolò la guancia. E' sepolto nella chiesa di San Giorgio, in Pizzo.

Nelle sue sale, si può ammirare una mostra permanente di manichini in costume e a grandezza naturale che ricostruiscono scenograficamente gli ultimi momenti di vita di Murat, dalla prigionia, al processo fino alla fucilazione.

 

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