Cosenza
Cenni Storici della Città
La città fu fondata nel 356 a.C. dalla confederazione dei Bretti che fecero di Cosentia la capitale del loro impero. La città di Cosenza ha come simbolo i sette colli che sono: Pancrazio, Gramazio, Triglio, Mussano, Guarassano, Venneri, Vetere; e attraversata da 2 fiumi, il Crati e il Busento. La città venne costruita su un importante via di comunicazione e precisamente sull’antica via Popilia che collegava Capua a Reggio Calabria.La storia di Cosenza è caratterizzata da un’avvicendamento di varie dominazioni cosi come la storia del meridione d’Italia.dopo i greci, i Romani e i Bretti si susseguono i bizantini,i normanni, gli angioini, gli aragonesi e i borboni. Questo insieme di culture diverse ha lasciato non poche tracce del loro passaggio nelgi usi e costuni della città e soprattutto nel sostrato linguistico che espime influenze legate in particolare alla lingua spagnola.
la leggenda di Alarico
Alarico, re dei Visigoti, muore a Cosenza nel 410 presso il fiume Busento, nello stesso anno in cui il famoso condottiero aveva messo in atto il sacco di Roma e la leggenda vuole che anche la sua introvabile tomba si trovi nel Busento. ecco la poesia che Giosuè Carducci tradusse in italiano:
La tomba nel Busento
Cupi a notte canti suonano Da Cosenza su ‘l Busento,
cupo il fiume gli rimormora dal suo gorgo sonnolento.
Su e giù pel fiume passano E ripassano ombre lente:
Alarico i Goti piangono Il gran morto di lor gente.
Ahi sì presto e da la patria così lungi avrà il riposo,
mentre ancor bionda per gli omeri va la chioma al poderoso!
Del Busento ecco si schierano Su le sponde i Goti a prova,
e dal corso usato il piegano dischiudendo una via nuova.
Dove l’onde pria muggivano, cavan, cavano la terra;
e profondo il corpo calano, a cavallo, armato in guerra.
Lui di terra anche ricoprono E gli arnesi d’or lucenti;
de l’eroe crescan su l’umida fossa l’erbe de i torrenti!
Poi ridotto ai noti tramiti, il Busento lasciò l’onde
per l’antico letto valide spumeggiar tra le due sponde.
Cantò allora un coro d’uomini: "Dormi, o re, nella tua gloria!
Man romana mai non violi La tua tomba e la memoria!"
Cantò, e lungo il canto uditasi Per le schiere gote errare:
recal tu, Busento rapido, recal tu da mare a mare
Ugo Platen
Cosenza e i suoi monumenti
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