Soriano Calabro
Soriano Calabro si trova a 19 km a sud-est di Vibo Valentia, ed è situato a 268 m. sul versante tirrenico delle Serre. L'antica Sorianum, costruita intorno al VII secolo d.C. da esuli siriani, è oggi una tranquilla cittadina circondata da ulivi. Fiorenti sono le attività artigianali grazie alla produzione di oggetti in vimini e giunco. In tempi relativamente recenti, era il cuore commerciale di tutta l'area mandamentale circostante. In tale area ricadeva anche l'attuale zona Alto Mesima. Nel fiorente mercato che ivi si svolgeva, la popolazione mandamentale, prevalentemente costituita da contadini, portava i prodotti del duro lavoro svolto nelle campagne. Era possibile trovare di tutto nel mercato di Soriano. Oggi che il mercato di Soriano ha perso l'importanza di un tempo, rimane l'istinto del commercio in tanti suoi abitanti che svolgono tale professione dappertutto con bravura e relativo successo. Soriano Calabro è famosa per i "mostaccioli", prelibati biscotti dalle forme bizzarre ed eleganti, che vengono esportati in tutto il mondo. L'artigianato è una ricchezza attuale del paese. Da visitare vi è fra l'altro l'imponente struttura del Convento di S. Domenico, che custodisce una raccolta di opere pittoriche, statue ed alcune ceramiche decorate di Francesco Saverio Grue. Di grande interesse è il Santuario di San Domenico, ricordato per aver ospitato Carlo V e Tommaso Campanella. Del complesso, distrutto dal terremoto del 1783, rimangono i resti del Chiostro e l'elegante facciata barocca della Chiesa. Secondo le cronache del tempo fra Vincenzo da Catanzaro, un domenicano proveniente dal vicino capoluogo, nel 1510 da vita alla fondazione di una nuova comunità di domenicani a Soriano Calabro, spinto da sogni premonitori, ispirati dallo stesso S. Domenico. Nella notte fra il 14 ed il 15 settembre 1530 la Vergine Maria insieme a S. Caterina d’Alessandria e S. Maria Maddalena apparendo ai frati consegnerà una tela raffigurante il fondatore dei Predicatori. L’immagine acherotipa di S. Domenico da quel momento segnerà la storia non solo di Soriano ma del suo culto nel mondo. Accanto al grande culto che si svilupperà nella cittadina vibonese, ogni volta che si dovrà raffigurare il santo, sarà il “Quadro” a dettare i tratti iconografici. Cosicché in tutte le chiese domenicane del mondo dal seicento in poi, il miracolo della tela venuta dal cielo avrà sempre una menzione ed un altare particolare dedicato. Nel 1564 il capitolo generale di Bologna eleva la casa sorianese alla dignità di convento, ossia una comunità secondo la legge del tempo formata da almeno dodici religiosi. Nel 1612 il convento sorianese sarà sede del capitolo provinciale della Calabria. Quest’evento contribuì ancora più alla conoscenza e alla diffusione del culto del “Quadro”. Nel 1866 una nuova soppressione dei beni e degli ordini religiosi segnerà la partenza e l’abbandono forzato del santuario da parte dei frati domenicani. Da quella lontana data furono tanti i tentativi per il ritorno tanto desiderato dei frati al santuario. Nel frattempo il convento era divenuto sede di istituzioni non consoni alla dignità e all’utilizzo dello stesso monumento; era diventato sede del municipio (come ancora oggi), una parte adattata a scuola, una per asilo. Un’ala andrà distrutta in un incendio nel 1917 per l’incuria e la leggerezza con cui erano custoditi i vari ambienti del convento. I padri domenicani faranno ritorno a Soriano il 14 luglio del 1942; gli ottant’anni di assenza non avevano spento il culto del Quadro, ma il lavoro da fare era tanto. I sorianesi si adoperarono con tutto il cuore anche nel costruire un piccolo conventino dove i frati potessero vivere e lavorare per la comunità sorianese. |