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Tarsia



 

La zona di Tarsia ha ospitato un Campo di concentramento, che, a differenza degli altri Campi di Concentramento italiani fu costruito ad hoc, e, nell'aspetto esteriore ricordava chiaramente un lager nazista, fatto com'era da lunghi capannoni e posto nell'immediata vicinanza della linea ferroviaria Sibari-Cosenza.

È stato il più grande ed importante Campo di Concentramento fascista Italiano, con una presenza media di oltre 2000 persone ed una punta massima, raggiunta nell'estate 1943, di 2.700 persone. Era costituito da 92 baracche su un territorio di circa mq. 160.000 circondato da un recinto di filo spinato, sorvegliato dall'esterno lungo il suo perimetro dalla Milizia Fascista (gente del luogo e dei paesi vicini), mentre all'interno era sorvegliato da un Commissariato di Pubblica Sicurezza alle cui dipendenze vi erano un gruppo di agenti ed un Maresciallo. Il Campo sorgeva nella Valle del Fiume Crati, a circa 6 Km dal paese di TARSIA, in una zona malsana, malarica e paludosa, dove erano in corso lavori di bonifica. Durante il periodo di prigionia molti internati si ammalarono e morirono di malaria. Esso entrò ufficialmente in funzione il 20 Giugno 1940.

Tra la fine di giugno e luglio 1940, giunsero a Ferramonti, provenienti da varie città dell'Italia Centro-settentrionale, più di un centinaio di Ebrei, solo uomini. Giorno dopo giorno arrivarono centinaia di persone così da formare, all'interno del Campo, una varietà di culture, lingue e usanze, ma dando anche luogo a non poche difficoltà dovute all'eccessiva popolazione ed alle ristrettezze economiche. Dall'autunno del 1941 gli internati di Ferramonti non furono più soltanto Ebrei, Dalla Jugoslavia occupata, cominciarono ad arrivare moltissimi internati ariani, uomini politici e semplici cittadini che avevano avuto contatti con i partigiani.

Sottoposti a 3 appelli giornalieri, gli internati non potevano uscire dalle baracche prima delle 7.00 e dopo le 21.00, o superare i limiti del Campo senza uno speciale lasciapassare. Non potevano occuparsi di politica, né leggere, senza autorizzazione, pubblicazioni estere e la corrispondenza. Pure proibiti erano la detenzione e l'uso di apparecchi fotografici e radiofoniche e di carte da gioco. Non era invece previsto l'obbligo di lavorare, chi non aveva altri redditi per il proprio mantenimento, riceveva un sussidio governativo. Gestiti degli stessi internati funzionarono una scuola, un asilo, un ambulatorio medico e, inoltre, si svilupparono varie attività artistiche, culturali e religiose, sia ebraiche che cristiane.

Il 14 Settembre del 1943, verso le otto del mattino, sulla strada di Ferramonti apparivano i carri dell'VIII Armata Britannica. La Liberazione di Ferramonti avvenne in modo del tutto imprevisto. La maggior parte degli internati, anche dopo l'arrivo degli alleati, non sapendo esattamente dove andare e cosa fare rimase a Ferramonti o si trasferì nella vicina Cosenza. L'abbandono del Campo si è avuto solo alla fine della seconda guerra Mondiale con la liberazione di tutta l'Europa dal giogo nazi-fascista.

Oggi poco è rimasto: negli anni ‘90 l'Amministrazione Comunale di Tarsia, ha iniziato a mettere in atto iniziative concrete tese a valorizzare il " patrimonio "Ferramonti, con l'istituzione di un Museo, inaugurato il 25 Aprile 2004

 

 

 

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