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Un po' di storia...


La Calabria vanta una storia millenaria, con culture e civiltà diversissime, un patrimonio storico - archeologico di eccezionale valore.

Le prime tracce della presenza dell'uomo in Calabria risalgono al paleolitico come ne testimoniano i ritrovamenti nelle grotte di Scalea e il graffito del "Bos primigenius" della Grotta del Romito a Papasidero, un figura di toro incisa nella roccia 12.000 anni fa, rinvenuta nel 1961, di cui oggi si conserva una riproduzione al Museo Nazionale di Reggio Calabria .

All'età neolitica risalgono importanti necropoli e interessanti reperti archeologici, sepolture con corredi funerari (armi, rasoi, coltelli, anelli, armille, vasi di terracotta, ecc.) probabilmente appartenenti agli Ausoni, una popolazione osca di origine indoeuropea, le cui testimonianze sono poche e frammentarie. L'Ausonia era il loro territorio e si estendeva dal basso Lazio fino alla Calabria; essi abitavano le terre della Campania fino al fiume Sele.

Gli Enotri invece vivevano nel territorio a sud; era un'antica popolazione dell'Italia preromana stanziata, attorno al XV secolo a.C., in un territorio di notevoli dimensioni, che da questi prese il nome, Enotria, comprendente le attuali Campania meridionale, parte della Basilicata e la Calabria. Dionigi di Alicarnasso dice che gli Enotri sono i più antichi colonizzatori provenienti dalla Grecia. L'integrazione con le popolazioni locali fu pacifica e consentì un ulteriore aumento della popolazione soprattutto sulla costa.

Di fondamentale importanza è lo sbarco dei Greci sulle coste calabresi avvenuto presumibilmente tra il VII ed il V secolo a.C; il loro arrivo fu una illuminante testimonianza della straordinaria mescolanza di culture, tradizioni e riti religiosi tra le popolazioni autoctone e i nuovi arrivati che fondarono fiorenti e numerose colonie tanto che l’intero territorio calabrese è definito, dagli storici, la “Magna Grecia” (Grande Grecia). Kaulon, Kroton, Lakroi, Rhegion, Sybari, Terina (l’attuale Lamezia Terme), Medma (l’attuale Rosarno) e Hipponion (l’attuale Vibo Valentia) divennero così importanti da superare la stessa madrepatria.

Dopo la conquista da parte dei Romani, nel III secolo AC, i territori assunsero la denominazione di "brutium", ma non furono in grado di ritrovare la prosperità di un tempo.  Il popolo dei Bruzi si costituì in stato confederato fissandone la capitale a Consentia, l'attuale Cosenza.

Dopo la caduta dell'Impero la Calabria fu devastata dalle guerre gotiche e subì la dominazione bizantina: il generale bizantino Belisario sbarcò a Reggio nel 536 d.C. e avanzò fino a Napoli lungo la costa tirrenica. I Bizantini diedero un nuovo impulso alla vita della Calabria: fondarono città e vescovadi di rito greco, fiorì particolarmente l'eremitismo e vi fu una grande ricchezza culturale ma Costantinopoli non poté evitare del tutto gli attacchi dei Saraceni. Nell'812 d.C. si registrò la prima incursione saracena sulle coste calabresi, che colpì Reggio, la capitale.

Gli abitanti furono spinti dalle incursioni piratesche, una vera minaccia per gli insediamenti costieri, continuata fino alla fine del 1700. Numerose furono infatti le fortificazioni collinari e montuose nell'entroterra calabrese, costituita da villaggi arroccati in posizione sufficientemente arretrata e inaccessibile da poter avvistare in tempo le navi nemiche e sbarrare prontamente le vie d'accesso ai centri abitati.Nel IX e X secolo la Calabria, fu soggetta a razzie e schermaglie, spopolata e demoralizzata, ma fortunatamente importanti monasteri greci sopravvissero e riuscirono a conservarne la cultura.

La conquista della Calabria da parte dei guerrieri normanni vassalli del papa emarginò il pericolo arabo. Ma con l'avvento dei Normanni iniziò lo smantellamento della rete delle diocesi e dei cenobi di rito greco, voluto dai sovrani e avallata dai papi: vennero fondate nuove diocesi di rito latino mentre le vecchie vennero latinizzate e sorsero nuovi conventi di monaci latini. Quando divenne Re Federico II di Svevia, incominciò per la Calabria un periodo di prosperità. Ma dopo aver soppresso le ultime sacche di resistenza sveva, la dinastia angioina instaurò in Calabria un governo oppressivo e vessatorio, basato sull'estensione del latifondo di tipo feudale e tartassando la popolazione con un'esosa politica fiscale. Nel 1442, quando Alfonso V d'Aragona conquistò i territori angioini continentali, avviò un riassetto organizzativo anche della Calabria. Durante la dominazione aragonese si accrebbe il potere dei baroni locali, causando un forte risentimento popolare che sfociò in diverse rivolte.

Dopo la relativa pacificazione, la Calabria seguì le vicende storiche e politiche del Regno di Napoli, divenendo anch'essa teatro delle lotte tra le grandi potenze dell'epoca, Francia e Spagna, per il controllo territoriale della penisola italiana.

L'avvento sul trono napoletano dei Borbone destò un notevole entusiasmo in tutto il Mezzogiorno continentale. Anche la Sicilia venne unita politicamente al Sud Italia, seppur in dominio personale al sovrano borbonico; ciò costituì un vantaggio per la Calabria, che smise di essere una regione periferica del reame e tornò a essere al centro della compagine statale. Essi vi rimasero fino all’Unità d’Italia del 1860.

 

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