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Il castello di Arena

incanta

gli archeologi:


«Siete seduti

su un tesoro»



«Siete seduti su una miniera d’oro ma a volte non ve ne rendete conto». Carlo Citter, professore di archeologia venuto apposta da Siena per studiare il Castello di Arena nell’ambito di un progetto che coinvolge Università e Comune, quasi non trova le parole per descrivere la grandezza del patrimonio calabrese. «Questa miniera d’oro non è solo la grandiosità storica e architettonica di questi siti, ma è tutto il contesto, il paesaggio nella sua complessità».
Il docente è in Calabria con altri colleghi archeologici per siglare un protocollo tra le Università di Siena e della Basilicata con il Comune di Arena, con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria. L’accordo, destinato ad avere come minimo durata triennale, consentirà una serie di indagini finalizzate a scoprire nella sua interezza il Castello di Arena, che risale all’XI secolo. Tante le vestigia, i reperti e le ricchezze che il sito contiene ma che non sono state ancora scoperte. Il progetto ha proprio questo scopo, con il contestuale obiettivo di valorizzare questi luoghi.

«Quasi non si può comprendere fino in fondo il valore di questo sito - ha continuato Citter -, che pure fa effetto anche a chi non ha strumenti culturali particolari. Un luogo dalle tradizioni millenarie, ancora leggibili: un paesaggio le cui relazioni si sono interrotte da non più di 50 anni. Mi riferisco ad esempio ai terrazzamenti che circondano la fortificazione. Campi coltivati da secoli, in un territorio dove, da diecimila anni, l’uomo interagisce con la natura.

 

 

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